Essa
attraversa il tempo, dall’età romana ai nostri giorni e utilizza vari
linguaggi letterari e artistici per raccontare personaggi femminili
straordinari che hanno composto capolavori durante la loro reclusione o
alla vigilia dell’esecuzione. Non una scrittura della memoria ma
espressione del dramma che si sta vivendo e a livelli altissimi; opere
antesignane, di grande valore letterario e antropologico, e di stili
diversi: diaristica, narrativa fantastica e visionaria, autobiografica,
processuale, epistolare, cronaca. Il
percorso evidenzia la capacità delle donne di mantenere risorse
interiori e di esprimere talenti nelle situazioni più disperate e
attraversa
tutti i tipi di reclusione - statuale, familiare, persecutoria
(religiosa e politica), monastica (coatta), d’alienazione vera o
presunta, vendetta, autoreclusione – sottolineando il coraggio, la forza
creativa, gli apporti di una genialità irriducibile e misconosciuta. La reclusione è sessuata ma la mostra-spettacolo vuole raccontare le donne non come al solito, non come vittime, poiché non esiste una miseria femminile infinita contrapposta a un’epifania di crudeltà maschile.
La
violenza è sistemica, è dentro le cose, accade perchè esistono i
presupposti sociali, politici economici culturali, di atteggiamento, che
la rendono così forte.
La
mostra-spettacolo si conclude non a caso il 25 novembre, giornata
mondiale contro la violenza alle donne intitolata alle tre sorelle
Mirabal (Aida Patria Mercedes,
Maria Argentina Minerva e Antonia Maria Teresa), eroine della
resistenza dominicana sotto la dittatura di Trujillo Molino caduta il 25
novembre 1960per info:www.casainternazionaledelledonne.org
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