giovedì 29 marzo 2012

Due giornate per l'autismo

Il prossimo fine settimana ci saranno due iniziative molto interessanti in occasione della giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo, che di fatto cade lunedì 2 aprile.

Sabato 31 Marzo 2012  presso la Facoltà di Medicina e Psicologia, La Sapienza Università di Roma
Domenica 1 Aprile 2012 al CSA La Torre / Riserva Naturale Valle dell’Aniene 
Questi gli obbiettivi delle due giornate:
1) Informare l’opinione pubblica sulle caratteristiche, punti di forza e di debolezza delle
persone con CSA (Condizione dello Spettro Autistico).
2) Dare un opportunità alle persone con CSA e ai loro famigliari per autorappresentarsi,
condividere il proprio peculiare stile cognitivo e le battaglie per i propri diritti.
3) Essere un occasione di incontro e confronto attraverso attività ludico-informative
accessibili ad un ampio pubblico di esperti e non esperti al fine di aumentare la
consapevolezza dei CSA.
Le promotrici/tori dell'iniziativa sono: Gruppo Asperger, Asperger Pride,
CulturAutismo, Atletica Roma Acqua Acetosa, Laboratorio di Neuroscienze Cognitive e
Sociali La Sapienza Universita' di Roma, CSA La Torre, Angsa Lazio, Habitat per l’Autismo,Il Prisma, Cooperativa LEM.






mercoledì 28 marzo 2012

Marocco: R.I.P. Amina

Il governo marocchino sta prendendo in considerazione la possibilità di apportare modifiche alla legislazione sui diritti delle donne, a seguito della tragedia della sedicenne Amina Filali, suicidatasi dopo essere stata costretta a sposare il suo stupratore. La vicenda che ha sconvolto l'intero Paese e dato vita a numerose manifestazioni di protesta, oltre ad iniziaitive online, inclusa una pagina su Facebook intitolata: 'No allo stupro con la complicità dello Stato'.

Pagina per Amina Filali su Facebook
Minacciata con un coltello, Amina è stata violentata in un bosco da Salek Mustafa, 25 anni, mentre stava tornando da scuola nel suo villaggio natale di Chourfa, nei pressi della città settentrionale di Larache, come racconta la famiglia. Il padre ha presentato formale denuncia, ma il giudice ha convocato dei mediatori affinchè parlassero con le due famiglie: alla fine Amina è stata costretta a sposare il suo stupratore per salvare la sua stessa reputazione ed evitare il carcere al ragazzo.
Amina si è infine suicidata il 10 marzo scorso ingerendo veleno per topi, un atto disperato che l'ha trasformata in un simbolo dell'oppressione delle donne in Nord Africa.
Il caso ha scatenato una serie di manifestazioni, campagne su internet e le promesse da parte del primo ministro Abdelilah Benkirane di prendere in considerazione modifiche legislative.
Il re del Marocco Mohammed VI è noto come uno dei pionieri dei diritti delle donne nel mondo arabo. Il nuovo Codice sul diritto di famiglia, noto come Mudawwana e adottato nel 2004, fra le varie modifiche apportate ha permesso alle donne di avviare pratiche per il divorzio, ha messo fuori legge il diritto dei mariti di poter ripudiare la moglie, posto limiti alla poligamia e migliorato i diritti ereditari delle donne. La nuova Mudawwana ha inoltre innalzato l'età legale di matrimonio per le donne da 15 a 18 anni, rendendola uguale a quella per gli uomini.
Tuttavia, le donne di età inferiore ai 18 anni possono sposarsi con l'autorizzazione di un giudice, come è accaduto a Amina Filali. I giudici conservatori spesso applicano la legge secondo i valori tradizionali, e ogni anno emettono più di 30.000 autorizzazioni per i matrimoni di ragazze minorenni. La legislazione penale marocchina conserva anche un articolo che permette a uno stupratore di evitare la prigione sposando la sua vittima - una legge contro cui si battono gli attivisti per i diritti delle donne e per i diritti umani.
La legge è in contraddizione con la nuova Costituzione approvata a luglio, la quale condanna la discriminazione contro le donne, ha ribadito Benachir. Secondo la legge marocchina, uno stupratore può affrontare pene detentive fino a 20 anni. Ma sono le vittime che vengono spesso incolpate del crimine, specialmente nei villaggi rurali, come quello in cui viveva Amina Filali.
Il padre di Amina, che non ha soldi per assumere un avvocato, conta ora sugli attivisti per i diritti delle donne per aiutarlo a far causa allo stupratore della figlia per il suo suicidio.

Per firmare la petizione online
http://www.avaaz.org/it/forced_to_marry_her_rapist_b/?cfrIAab

Bambole offline

Ieri sono stata a festeggiare i 100 anni di una partigiana romana, Giovanna Marturano, e li ho avuto il profondo piacere di conoscere Rachele Colombo, musicista, cantautrice e femminista come me.
Ora sono andata nel suo sito (www.rachelecolombo.it) ed ho visto questo, uno spettacolo di danza e musica che si chiama Bambole offline. ve lo linko. è molto bello, suggestivo ed incisivo.

http://www.youtube.com/watch?v=uReyf9TeyIY&feature=player_embedded#!

uruguayano sposato con italiano ottiene permesso di soggiorno

Il permesso di soggiorno è stato rilasciato dalla questura di Reggio Emilia che in un primo momento aveva respinto la richiesta del giovane, di nome Rafael, che ha sposato in Spagna un cittadino italiano, poiché in Italia il loro matrimonio non è riconosciuto. Nel ricorso presentato successivamente, pur non richiedendo la trascrizione del matrimonio, materia che con il diritto di famiglia viene lasciata alla competenza esclusiva di ogni stato membro dell'Uunione europea, si chiedeva l'applicazione delle norme che regolamentano la libera circolazione dei cittadini europei e dei loro famigliari. Queste normative europee, ratificate dall'Italia, devono essere applicate anche nel nostro Paese. La sentenza si è richiamata alla sentenza della corte costituzionale n. 138 del 2010 che afferma, tra l'altro, che all'unione omosessuale, "intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso", spetta "il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia" e che il "diritto all'unità della famiglia che si esprime nella garanzia della convivenza del nucleo familiare costituisce espressione di un diritto fondamentale della persona umana".
Per Anna Paola Concia, la sentenza del tribunale di Reggio Emilia manda un segnale chiaro alla politica.  "E' ormai evidente che la magistratura italiana è chiamata, suo malgrado, a riempire un vuoto normativo che ormai risulta inaccettabile per un Paese che vuole stare dentro l'Europa. Le coppie omosessuali hanno dei diritti che devono essere garantiti e tutelati. Adesso è il tempo del Parlamento italiano, che ha il dovere di fare una buona legge, non più rinviabile, ristabilendo così l'equilibrio; in una democrazia il Parlamento fa le leggi e i giudici le applicano. Il ricongiungimento familiare e la libera circolazione delle persone sono pilastri fondamentali del processo di integrazione europea - conclude Concia - e il governo Monti deve dar prova di credere fino in fondo nell'Europa, perché non si può essere europeisti sui temi dell'agenda economica e non esserlo quando si parla di leggi di civiltà".

Femminicidio

Vi riporto stralci di questo articolo di adriano sofri postato su repubblica il 27 marzo 2012. Non che condivida tutto ciò che dice, men che mai le scivolate pseudo poetiche, però è un punto di partenza per una riflessione. Ho sottolineato ciò che mi sembrava importante.

L'uomo in casa diventa assassino
una donna uccisa ogni due giorni
 

Quarantasei donne uccise dall'inizio dell'anno. Vittime dell'uomo che avevano accanto. Una strage silenziosa. La legge non basta: serve una nuova cultura  

di ADRIANO SOFRI 


Ma gli uomini, anche se la statistica dice che in Italia, non so, uno su 400 mila ammazza una donna in un anno, ammetteranno di sentire confusamente come mai uomini ammazzano donne.

L'uomo è cacciatore, si dice: il cacciatore gode di scovare la preda, inseguirla, braccarla, catturarla - e farla finita. Al centro del millenario addestramento dell'uomo maschio sta il desiderio, e la certezza del diritto naturale, di possedere la donna. E' una metà della cosa: prendi la donna, la chiudi a chiave, la usi, la fai figliare e lustrare stivali, la bastoni ogni tanto, perché non si distragga dall'obbedienza, come fai con gli altri animali addomesticati. L'altra metà della cosa sta nella sensazione che la "tua" donna ti sfugga, anche quando l'hai riempita di botte e di moine, che il diritto di possederla è eluso da un'impossibilità. Non c'è carceriere che possa voltare le spalle tranquillamente al suo prigioniero. Non c'è prigioniero più irriducibile della donna.

L'uomo avverte con offesa, paura, vergogna questo scacco indomabile, e al suo fondo una propria inferiorità sessuale, un piacere pallido rispetto a quello
che immagina sconfinato e astratto della donna - la sua capacità di puttana - e, quando si persuada di averla perduta e di non poter più vivere senza di lei, la uccide.

Lui, mediamente, vive: a volte tenta il suicidio, per lo più lo manca. Dice: "Sono incapace di intendere e di volere, perciò l'ho ammazzata". L'altroieri le diceva: "Sono pazzo d'amore per te". Voleva dire: "Sono incapace d'intendere e di volere, perciò ti amo". Vivrà, compiangendosi, nel ricordo di lei, ormai soltanto sua - e comunque di nessun altro.

Ho scritto questa orrenda cosa: non perché non veda che è grossolanamente orrenda, ma perché penso che si avvicini alla verità. E' una di quelle che si dicono male con le parole, dunque si preferirà fare un vuoto - un raptus, un'uscita da sé di cui non resterà memoria - e puntare sulle attenuanti generiche. Specifiche, fino a ieri, quando ammazzare una donna, specialmente la "propria" donna, era poco meno di un atto onorevole. La disparità, in questo campo, è senza uguali. Di fatto, perché le donne che ammazzano il "loro" uomo sono così rare da far leggere due volte la notizia, per controllare che non sia un benedetto errore del titolista - trafiletti, del resto. E di diritto e perfino di lessico, perché la parola era una sola, finora, a designare l'ammazzamento coniugale, uxoricidio, l'uccisione della moglie.


Il nuovo conio di "femminicidio" non è un puntiglio rivendicativo, è l'adeguamento stentato della lingua e della legge a una stortura di millenni. A meno che non fosse esaltata, che è l'altra faccia dell'avvento dell'amore romantico, gran rivoluzione in cui, nella nostra parte di mondo, si mescolarono la considerazione arcaica della donna forte e ribelle e infine domata in Grecia, e la nuova tenerezza che volle risarcirne l'inferiorità nel cristianesimo. Strada facendo, l'amore cavalleresco si conquistò uno spazio formidabile, e la donna dell'ideale non poté toccarsi nemmeno con un fiore - quanto alla reale, aveva il suo daffare, e non l'ha mai smesso: bella storia, grandiosamente rovesciata in amori così mirabili da indurre l'uomo ad ammazzarla, l'amata, e diventare così un eroe romantico, o un grande delinquente espressionista, o almeno un poveretto da compatire, per aver tanto sovrumanamente amato.

L'uomo che uccide la "sua" donna compie il più alto sacrificio di sé, in tutta una sublime tradizione artistica e letteraria, più che se ammazzasse sé per amore. E solo oggi, e faticosamente, ci si divincola da questo inaudito retaggio di ammirazione e commiserazione per l'uomo che uccide per amore, e lo si vede nella sua miserabile piccineria. E gli si vede dietro la moltitudine di ometti "tranquilli", "perbene" - sono sempre questi, all'indomani, gli aggettivi dei vicini - che pestano con regolarità mogli e fidanzate e amanti e prostitute e figlie, le tormentano, le insultano e ricattano e spaventano e violentano. Panni sporchi di famiglia. Pressoché tutti gli omicidi che ho incontrato in galera - dov'ero loro collega - avevano ammazzato donne: la "loro", o prostitute, dunque di nessuno, dunque di tutti. Vi passa la voglia di simpatizzare per Otello e Moosbrugger, per la Sonata a Kreutzer o per l'Assassino speranza delle donne.

Le statistiche oscillano: viene ammazzata una donna, in Italia, ogni due giorni, ogni tre, secondo le più ottimistiche. Se le donne non fossero il genere umano, la parte decisiva del genere umano, e venissero guardate per un momento come un'etnia, o un gruppo religioso, o una preferenza sessuale, non se ne potrebbe spiegare l'inerzia di fronte alla persecuzione, la rinuncia a un'autodifesa militante. Questo varrebbe fin dal genocidio delle bambine prima e dopo la nascita in tanta parte del mondo, che è sì altra cosa ma strettissimamente legata. Quel titolo, Uomini che odiano le donne, è diventato proverbiale scendendo da un nord civile e favoloso come la Svezia, una tremenda rivelazione. L'Italia, come le succede, si batte per il record, spinta dalla rapidità febbricitante dei suoi cambiamenti, dal ritardo alla rivalsa, e oggi le deplorazioni internazionali contro il femminicidio ci mettono assieme al Messico di Ciudad Juarez.

Oggi si parla di questo, ci si informa. E' molto importante. Sono due gli strumenti decisivi per affrontare l'assassinio delle donne (e gli stupri, le persecuzioni, le botte, le minacce e le vite di paura): la polizia - e le leggi - e la cultura. La polizia femminile è il più significativo progresso del nostro Stato (e dell'Afghanistan). I due strumenti non sono, come si pensa, agli antipodi, una che arriva dopo il fatto, l'altra che lo previene da molto lontano. Vanno assieme, per prevenire da vicino e da lontano, e per sanzionare, materialmente e moralmente. Escono libri - l'ultimo che ho visto è Il silenzio degli uomini, di Iaia Caputo, Feltrinelli. Joanna Bourke, Stupro. Storia della violenza sessuale (Laterza), sciorina un repertorio impressionante di fantasie maschili passate per scienza e legge. La Rai ha programmi nuovi ed efficaci. Su Rai 3 "Amore criminale", ora condotto da Luisa Ranieri, ha raccontato decine di storie di donne uccise, storie di persone altrimenti gelate in un numero statistico, ognuna a suo modo terribile.

Da oggi Rai 1 trasmette quattro film contro le violenze sulle donne, di Liliana Cavani, Margarethe von Trotta e Marco Pontecorvo. Nel web sono ormai numerosi i siti che aggiornano fedelmente e discutono le notizie sulle donne assassinate, rinvenute, quando ci arrivano, dentro le cronache locali. Ci sono gruppi di uomini che hanno deciso di parlare di sé, come l'associazione "Maschile plurale". Torno all'inizio. Noi uomini, se appena siamo capaci di ricordarci del modo in cui siamo stati iniziati, e non ci dichiariamo esonerati, sappiamo che cos'è la voglia frustrata o vendicativa o compiaciuta di malmenare e vessare le donne e la loro libertà. Lo sappiamo, come Endrigo quando passava da via Broletto, al numero 34, dove dorme l'amore mio. Non si sveglierà. Proprio sotto il cuore c'è un forellino rosso, rosso come un fiore.

performance al palladium - gran successo

Qui il link delle foto
http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/03/27/foto/palladium_dieci_ragazze_per_freud-32277013/1/

poi pubblicherò il video e le foto
grazie per chi è venuta/o

martedì 20 marzo 2012

Performance al Palladium

Lunedi 26 parteciperò all'inaugurazione di un evento chiamato "10 ragazze per Freud"a cura di Lori Adragna. Si svolgerà al Palladium. Preparatevi perchè sarà indimenticabile!
Qui sotto le presentazione



Lunedì 26 marzo 2012 alle ore 19 s’inaugura al Teatro Palladium, “10 ragazze per Freud”
group show nato da un’idea di Lori Adragna. Il progetto è curato da Lori Adragna per
NUfactory con l’assistenza di Antonella Di Lullo.

In mostra le opere di:
Arianna Carossa - Laura Cionci - Francesca Fini - Silvia Giambrone - Jessica Iapino-
Maria Carmela Milano - Chiara Scarfò - Alice Schivardi - Vania Elettra Tam- Fernanda
Veron.

Le dieci artiste, tutte di talento e di acuta sensibilità, hanno qualcosa da dire a quel Sigmund Freud che secondo certa letteratura non fu mai in grado di comprendere le donne, tanto da definirle “il continente oscuro”. Utilizzando l’arte come espressione creativa recondita dell’Io e con una buona dose d’ironia, le artiste mettono a nudo pulsioni, tendenze, desideri, sogni scaturiti dalla propria coscienza e occultati nell'inconscio.
Chi è Freud nell’immaginario collettivo? Il padre della psicanalisi che ha ispirato i movimenti femministi oppure il “reazionario misogino e fallocrate” come lo definisce il filosofo Michel Onfray? Radicalmente opposto alla liberazione dei costumi, lo psicanalista sosteneva l’inferiorità morale del “sesso debole” in ragione del peculiare sviluppo ontogenetico e filogenetico e vedeva l’omosessuale come figura imperfetta, che non ha compiuto il “normale” percorso della libido. Senza intenzione di scalfire la portata delle geniali intuizioni freudiane sui meccanismi dell’inconscio, ci s’interroga su quanto la psicanalisi - inventata da un uomo sulla e per la cura di donne- non abbia cavalcato l’onda maschilista e patriarcale della patologizzazione del femminino. Simile atteggiamento, ancora radicato nel senso comune di uomini (ma anche di donne), diviene troppo spesso alibi di una cultura contemporanea che propone alle giovani generazioni modelli femminili negativi e stereotipati, lontani dall’idea di valorizzazione di sé e del mantenimento dell’autostima, quando non basati sulla pretta mercificazione del proprio corpo.
Le dieci artiste provano a rispondere alla famosa domanda di Freud: cosa vogliono le donne? Presentano una serie di opere eterogenee (dalla pittura all’installazione, al video, passando per la performance e la fotografia) in gran parte inedite, realizzate per questo progetto e alcuni
testi autografi che, affiancati dall’interpretazione della psicologa Nicoletta Zanoletti, sono raccolti in un catalogo/taccuino dell’analista. Questo progetto, infatti, ipotizzato come una “stanza analitica” che protegge e favorisce il rapporto co-creativo artista/psicologa, ha reso possibile registrare emozioni trasfigurandole in immagini/parole e da queste, riverberare nuove emozioni fruibili da chiunque. Inteso come un laboratorio, 10 ragazze per Freud accoglie lo scambio e l’interazione tra soggetti diversi di cui l’evento al Palladium rappresenta il risultato comunicativo.

Arianna Carossa introducendo un foglio bianco nella fenditura di un pezzo d’acero, rappresenta il limite estremo di rottura, la possibilità della natura pulsionale della donna di trovare un’autodeterminazione tramite il “fallo potente” del proprio atto creativo.

Laura Cionci con la sua installazione si avvale della materia quale metafora alchemica di un conflitto atavico: bisogno fusionale psichico con l’Altro e al tempo stesso, impossibilità di tornare ad un tale stato senza sentirsi annientati e soccombere al Caos.

Francesca Fini mostrando una video-performance che si ispira alla "Società dello spettacolo" di Guy Debord, riflette sul potere dell'immagine massemediatica sulla psiche umana e ne rappresenta la potenza d’urto attraverso la manipolazione stessa del corpo.

Silvia Giambrone propone una lettera di Rosa Luxemburg ed estrapola da riviste femminili di oggi, titoli e scritte detournandoli su foto di famiglia; nell’incontro tra volti del passato e messaggi comuni s’innalza la voce di una Donna, simbolo di Forza e di “Resistenza”.

Jessica Iapino con una scena in loop tratta dal suo film Baptism, enfatizza lo slalom di una bambina rumena (dunque straniera-estranea-diversa), tra l’immobilismo ieratico di alcune suore, rievocando in ciascuna di noi il desiderio d’interrogarsi circa le “dimensioni” della propria libertà.

Maria Carmela Milano con una serie di scatti in cui lei stessa e le donne della sua famiglia indossano barbe e peluria, realizzate con materiali tessili, ci spinge a confrontarci con l’immagine che abbiamo di noi stesse e con il coraggio di essere semplicemente così come si è.

Chiara Scarfò risponde alla domanda di Freud raccontando un sogno ricorrente e con la serie di self
shots "Lulù": figura simbolica di chi, camminando in equilibrio sul filo, ha attraversato l’interno del proprio e dell’altrui manicomio.

Alice Schivardi con l’esibizione in pubblico di Nicoletta Salvi, cantastorie femminista al settimo mese di gravidanza -che canterà un pezzo da lei stesso scritto e composto- mette in luce la  meravigliosa potenza creatrice insita in una donna solo apparentemente “comune”.

Vania Elettra Tam attraverso una lettera personale al prof Freud e la sua pittura in bilico tra gesti quotidiani e analisi della propria Ombra, indaga con ironia il binomio Vita/Morte, amore/sofferenza, da sempre attribuito dalla psicoanalisi al masochismo sessuale e morale “dell’essere donna”.

Fernanda Veron con le sue fotografie incentrate sulla figura primigenia di Eva e il con il suo testo,sottolinea che “la donna è sì il lato oscuro dell’universo, ma perché conserva ancora in sé il segreto non detto

Lori Adragna nata a Palermo, vive e lavora a Roma. Storico dell’arte con perfezionamento in simbologia (Arte e simboli nella psicologia junghiana). Critico e curatore indipendente, dal 1996 organizza mostre ed eventi culturali per spazi privati e pubblici tra cui: Museo Nazionale d’arte orientale, Roma; Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese, Roma; Villa Piccolomini, Roma; Museo D'Annunzio, Pescara; Teatro Palladium - Università Roma Tre; Teatro Furio Camillo, Roma; Palazzo Sant’Elia, Palermo; Museo di Capodimonte, Napoli; Complesso monumentale di San Leucio, Caserta. Ha collaborato inoltre come consulente editoriale e artistico per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (realizzazione di cataloghi e mostre nel Complesso monumentale di S. Michele a Ripa di Roma). I suoi testi sono pubblicati su enciclopedie, libri, cataloghi, in Italia e all’Estero. Scrive come freelance per numerose riviste specializzate nel settore artistico e collabora con la testata Artribune.

Inaugurazione Lunedì 26 marzo ore 19.00
26 marzo 2012-30 aprile 2012
Teatro Palladium
Piazza Bartolomeo Romano, 8
Ingresso libero

Per informazioni
06 57 33 27 81
nufactory.it

concerto alla Certosa


Concerto alla Certosa domenica 25 .
Organizzato dal Comitato di quartiere di Villa Certosa per pulire il prato di quartiere. Venite, anche se non siete del quartiere, darete una mano a fare una cosa buona, ascolterete buona musica, sarà una giornata bella e rilassante!
Ecco il comunicato:


Domenica 25 marzo
Dalle ore 10:00: tutte e tutti impegnati a difendere dal degrado
il prato del costone di via Filerete.
Puliamo il prato per rivendicarne la destinazione pubblica
e per opporci ad ogni ipotesi speculativa.
Dalle ore 13:00: pranzo sociale e discussione su come proseguire
la battaglia per il Verde Pubblico. A seguire musica dal vivo.

Alla Certosa c’è un prato grande e bello, che però non appartiene agli abitanti del quartiere. Appartiene a persone che non lo amano, che non lo hanno mai curato abbandonandolo al degrado, e che vorrebbero una sola cosa: SPECULARCI e guadagnare, senza alcun merito o diritto, tanto denaro. Forti del Piano Casa della Regione Lazio, che ogni speculazione consente e incentiva, mirano a costruirci una palazzina di sette piani.
Un tentativo di speculazione in grande stile, consentito anche dall’inerzia e dalla connivenza dei nostri amministratori pubblici (di centrosinistra al Municipio e di Centrodestra al Comune), che produrrà, come al solito, tanti soldi per gli speculatori, qualche mazzetta per amministratori e uffici tecnici corrotti e un altro danno alle cittadine e ai cittadini residenti che vedranno ulteriormente peggiorare le loro condizioni di vita, la vivibilità del territorio.
Ma Noi Diciamo No!
Noi che, negli ultimi cinque anni, dopo quarant’anni di degrado, incuria e abbandono, l’abbiamo amato, pulito e curato. Noi che abbiamo tagliato il prato. Noi che abbiamo seminato e piantato. Noi che c’abbiamo fatto le feste, che c’abbiamo mangiato e cantato. Noi che ci passeggiamo con il cane o ci giochiamo con i bambini, etc.
Noi che un prato, alla Certosa e in via Filarete, non ce l’abbiamo, eppure siamo in tanti, donne e uomini di tutte le età.
Noi Diciamo No alla speculazione, ma diciamo sì a un prato bello, pulito e decoroso per il quartiere.
Vogliamo che la Politica, finalmente, si schieri dalla parte dei desideri, oltre che delle necessità dei cittadini. Ma la politica è sorda e corrotta, è attenta solo agli interessi speculativi. Infatti le numerose richieste di esproprio presentate, in più di un’occasione, sia al Municipio che al Comune, sono state puntualmente disattese.
E’ pertanto necessario realizzare un percorso rivendicativo dove i cittadini, sempre più numerosi e determinati, chiedano e pretendano l’esproprio del prato e la sua destinazione a verde pubblico.
Ci vediamo domenica 25 marzo alle 10:00
Se li avete portate guanti e attrezzi!

Promuove l’iniziativa: il Comitato di quartiere Villa Certosa

concerto alla SPMT

Suonerò venerdi 23 marzo alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio nell'ambito della rassegna SAT (Spazio Aperto Testaccio) ore 20,30
Qui sotto la locandina, madonna mia che risoluzione..... non si legge niente... comunque c'è scritto:

Venerdi 23 marzo ore 20.30
2° SAT 2012 Spazio Aperto Testaccio
Sala Concerti
Under 18 diretto da Pieto Quarta
Anka vocal band
Trio di Nicoletta Salvi menestrella femminista
Otto volante
Ingresso libero e buffet "al portatore"



Vittoria!

Cel'hanno fatta a salvare i consultori del casilino! E' un bell'esempio per tutte/i noi. Soprattutto di questi tempi, quando i consultori regionali sono attaccati dalla legge Tarzia l'obiezione di coscienza dilaga tra le strutture ospedaliere....coraggio!