venerdì 14 settembre 2012

Articolo sul sessismo nella lingua italiana

Vi segnalo questo bell'articolo sul "sesso delle parole", un altro modo di dire che la linga italiana è sessista. In particolare in questo articolo viene messsa in luce la componente psicologica e sociale che è legata all'uso della nostra lingua maschilista che è quella che porta le stesse donne ad utilizzare e a pretendere l'uso del genere maschile anche quando ci si riferisce a loro.
Ne avevo già parlato a proposito del post sul titlo di architetta, dicendo che questa parola andrebbe aggiunta al vocabolario italiano ( e quindi nell'ordine professionale e nel timbro) in modo ufficiale.
La battaglia per modificare la lingua italiana è durissima e lunghissima ma è una di quelle cose che va assolutamente portata avanti, dovrebbe essere una priorità per tutte le femminsite e per tutte le donne dotate di consapevolezza!

Libreria delle donne di Milano



Metro, 28 marzo 2012
Esiste il sesso delle parole
di Luisa Muraro

Non m’interessa che si faccia una politica in favore delle donne. Quello che invece m’interessa, è che le donne che entrano in politica, sappiano farsi valere con tutta la loro esperienza e competenza. Perché lo dico? Perché troppe di loro, man mano che fanno carriera, rinunciano invece al nome di donna e si presentano come dei neutri. Mi riferisco a quelle che, parlando ai giornalisti, dicono: chiamatemi ministro, sindaco, segretario, professore… La trovo una cosa scandalosa e incomprensibile, tanto più che negli altri paesi europei non lo fanno. Angela Merkel era deputata ed è diventata cancelliera della Germania. Ma guardiamo anche da noi: la donna che lavora in fabbrica si chiama operaia; quella che lavora in campagna, contadina; quella che vende, commessa. È giusto, lo vuole la lingua che parliamo, lo insegnano i vocabolari. Nei vecchi vocabolari non troviamo il femminile di sindaco, di ministro, di deputato, ma solo perché erano vocabolari di una civiltà patriarcale che escludeva le donne dalla vita pubblica. Questo non succede più. Da qui viene per me lo scandalo: se quelle che entrano nei posti di comando vogliono chiamarsi al maschile, che messaggio danno? Che il femminile è buono per sgobbare ma non per dirigere? Buono per la scuola elementare ma non per l’università?
Che una donna ammiri un uomo, ammesso che abbia qualche merito, non ci sono obiezioni, l’ammirazione è un sentimento libero. Ma che lo prenda come una misura per sé, in generale, questa o è soggezione o trasformismo. E ha degli effetti deteriori, perché in un posto di responsabilità, grande o piccola, bisogna portare non solo le conoscenze ma anche le esperienze, non solo un titolo di studio ma anche il proprio essere.

2 commenti:

  1. Il mio nickname non rivela il mio genere e quindi chiarisco preliminarmente che sono un uomo, così che mi si possa inquadrare e, eventualmente, criticare con cognizione. Trovo giusto che anche la lingua faccia il suo percorso, sincronizzandosi sui processi evolutivi sociali. La domanda però è: tale sincronizzazione è tuttora molto in ritardo o, al contrario, riflette esattamente lo stato di fatto? Sempre più donne entrano nelle posizioni che fino a pochissimo tempo fa, erano appannaggio esclusivo degli uomini, ma sono tuttora come dei "cani in chiesa" e quindi si dice tuttora ministro e sindaco perché la loro declinazione al femminile ci sembra bizzarra. Credo che la semplice battaglia linguistica sia insufficiente e, anzi, possa risolversi in una distrazione. Le donne devono continuare a prendersi gli spazi che vogliono e la consuetudine avrà ragione, alla fine, di ogni resistenza, come è sempre accaduto, e la lingua, come le salmerie di napoleonica memoria, seguirà.

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  2. Penso che la battaglia vada portata avanti sui due aspetti contemporaneamente: da una parte il prendersi gli spazi e le posizioni (sempre più sindache, architette, ministre...), dall'altra il fare pressione per adottare UFFICIALMENTE una lingua non sessista.
    Perchè è la barriera culturale ad essere forte! ed è quella che ci farà sempre sembrare bizzarra la declinazione al femminile di parole che esprimono potere o professionalità.
    Un esempio: perchè l'inglese è entrato nella nostra lingua in un battibaleno? Perchè non aveva nessuna barriera da abbattere. Noi donne invece di barriere ne abbiamo eccome! Ecco perchè non possiamo aspettare che siano la consuetudine e lo stato di fatto a dettare le regole!

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